Cerca in Ciak Movies

domenica 24 novembre 2019

Editoriale: un cinema senza donne si può vedere?

Che fine hanno fatto le donne al cinema? Non fraintendetemi, le spettatrici ci sono, eccome. Ma a mancare sono le donne oltre il fascio di luce del proiettore, sui volantini e sui cartelli luminosi.
In una parola, le attrici !
Ovunque si volga lo sguardo, ci si imbatte nei vari Leonardo Di Caprio, Brad Pitt, Christian Bale, Joaquin Phoenix e chi più ne ha più ne metta. Belli da vedere, su questo non si discute e non è per questo che ci lamentiamo.
I film maschiocentrici sono intriganti, dinamici, complessi e coinvolgenti.
Spaccano i box office, riempiono le premiere e, a seconda dei casi, uniscono o dividono la critica.
Ma soprattutto, sono i film di cui si parla a cena, di cui si discute con gli amici. Quanti di voi hanno passato pomeriggi a discutere sul successo di "Joker" o a contare I giorni che mancano all’uscita di "The Irishman", l’ultimo film di Scorsese? Non preoccupatevi, anche io non faccio eccezzione. 

Quando è il caso delle grandi attrici, se penso a chi si contenderà lo scettro di “Migliore attrice protagonista”, agli Oscar 2020, mi viene da piangere. Sì, proprio la lacrimuccia solitaria del celeberrimo smile di whasapp. Se la Jolie e la Pfeiffer hanno convinto in "Maleficent", è vero anche che i ruoli che hanno ricoperto le due attrici sono stereotipati al conflitto suocera-nuora, un remake in chiave Disney di un qualsiasi dramma famigliare. Belle, da vedere per l’estetica, come del resto carino il film in sè, ma totalmente privo di una qualunque profondità che vada oltre agli effetti speciali o agli affascinanti volti delle due attrici. Del resto che ci possiamo aspettare da un fantasy?
Se persino Meryl ha scelto Netflix come trampolino di lancio per il suo "The Laundromat", che comunque resta un film dove la Streep ha il ruolo della vedova narrante, a chi ci dovremo affidare per salvare “le apparenze”? 
Mi auguro non a Jennifer Lopez, in "Le donne di Wall Street", dove (s)veste i panni di Ramona, una pole dancer che si mette in proprio fondando un racket di strippers, in piena Grande Mela. Un film "simpatico", ma dove la donna mostra la sua intelligenza per l'ultima mezz'ora, dopo aver nauseato tutti con zoom su ogni singolo lembo di pelle delle protagoniste. "Un film divertente, dove la Lopez ha trasformato la pole dance in uno sport", questa è una delle critiche che mi è capitato di leggere da un autorevole magazine di cinema. Che siano rimasti tutti, ma proprio tutti senza parole? 
Il nuovo film di Cate Blanchett, “Where would you go Bernardette”, sbarcherà in Italia a dicembre, dopo essere stato posticipato per ben 3 volte (dal lontano mese di Agosto). Anche negli Us, il film della Blanchett ha subito un misero incasso di poco più di 5 milioni di dollari ai Box Office, come frutto di una campagna di marketing disastrosa.
Peccato, perchè l’ex architetta – mamma esaurita Bernardette Fox, che la Blanchett impersona in maniera divertente e irriverente, è, a mio avviso l’unica performance in grado di rompere le catene che il cinema di quest’anno ha imposto alle donne post Me Too. Una donna creativa, talentuosa, che traina se stessa e la famiglia verso un futuro non meglio definito, passando per i poli, geografici e della sua psiche. 
Se di donne con le palle, se ne trovano ben tre nell’ultimo Terminator ( i personaggi Grace, Dani e Sarah), è vero anche che sono personaggi “potenziati”, futuristicamente forti di una loro clonata mascolinità. 
Nell’apocalittico “The light of my life” diretto ed interpretato da Casey Affleck, invece,un padre vuole proteggere a tutti i costi la figlia perché una delle poche donne sopravvissute in un mondo feroce e maschilista.

Che la malattia che sta facendo scomparire le donne dal cinema che conta sia proprio la nostra indifferenza?

Puff, just vanished.